Lo schema Ponzi prende il nome da un sistema escogitato dall’Italiano Charles Ponzi attraverso il quale sarebbe possibile ottenere ingenti guadagni con un semplice sistema di affiliazione. In questo schema sono presenti uno o più nodi che rappresentano dei vertici di altrettanto ramificate piramidi.
Per questo motivo lo schema Ponzi è anche conosciuto come marketing piramidale sebbene la definizione non sia perfettamente aderente al modello.
Alcune varianti non prevedono nessuno schema di affiliazione e si reggono soltanto grazie a un network non connesso di persone che alimentano, con il denaro, il circuito.
Questo tipo di approccio è ritenuto illegale poiché, di fatto, permette ingenti guadagni soltanto a chi è al vertice della piramide a totale sfavore di chi è appena entrato a farne parte. Anche nella variante senza affiliazioni guadagna soltanto chi ha il controllo del capitale.
Lo schema Ponzi è considerato, a tutti gli effetti, una truffa dall’ordinamento penale Italiano.
Quali sono gli elementi tipici degli schemi Ponzi?
I beni che prendono parte del meccanismo Ponzi sono molteplici. In generale, qualsiasi elemento possa avere o generare valore può essere immesso all’interno del circuito. Soldi, automobili, beni di lusso, viaggi, prestazioni fiscali sono soltanto pochi degli elementi sfruttati dai truffatori per alimentare i circuiti.
Funzionamento dello schema Ponzi
Il meccanismo di funzionamento è abbastanza semplice. Uno schema ponzi si realizza quando ci sono dei membri o affiliati sotto il controllo di un fondatore. Nella variante piramidale, ciascun membro è sotto il controllo di più fondatori che guadagnano dalle “prestazioni” del livello sottostante.
L’esempio dello schema Ponzi è il seguente: Un fondatore chiede a due membri di versare dei soldi e promette vantaggi immediati, normalmente corrisposti sotto forma di interesse. Il primo membro versa una cifra e, solitamente, vede l’accredito all’interno di un pannello oppure di un’area riservata. In effetti nota che la cifra aumenta in modo sensibile nei giorni e, psicologicamente, si sente sicuro. La stessa cosa operazione la compie il secondo membro.
Cosa accade dopo? Nel circuito sono presenti dei soldi ma sono esclusivamente utilizzabili da chilo controlla, cioè il fondatore. Ai membri viene fornita una informazione assolutamente fittizia, cioè il saldo del pannello.
Primi prelievi
Per superare la diffidenza nei confronti del metodo le versioni più sofisticate, in effetti, permettono di distribuire nell’immediato una cifra come se fosse un guadagno reale. Ad esempio, un membro investe 1000€ nel circuito e dopo una settimana nota che il suo guadagno è pari a 150€ e, in effetti, riesce a ritirarli. In questo modo si crea una dissonanza: l’affiliato ha la falsa percezione che in poco tempo non soltanto avrà indietro i soldi investiti ma potrà anche avere un guadagno ingente.
In realtà non è così. A conti fatti, il membro ha versato 850€.
La percezione di un guadagno ingente porta a due immediate conseguenze: l’aumento del capitale “investito” e il passaparola.
Affiliazione massiva
La fiducia degli affiliati comporta la cosiddetta strategia del passaparola. Ciascun membro cerca di reclutare altri membri, sia perché viene promessa una percentuale sui loro guadagni (piramidale) sia perché, inconsapevolmente, gli affiliati cercano di fare del bene. Per questo motivo i primi “eletti” sono sempre gli amici o i parenti stretti.
Ciascun membro viene appositamente formato da persone che canalizzano la “filosofia” del marketing in modo da rendere costante la ricerca di nuovi affiliati.
Impossibilità di prelevare
Il primo campanello d’allarme deriva dall’impossibilità di prelevare dei soldi dal circuito o, in altri casi, dall’estrema difficoltà dell’operazione. Allontanare una ingente quantità di denaro dal circuito può voler dire mettere in crisi la solidità dello stesso.
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